FERRARA: sinfonia n.9 in RE maggiore, 10 settembre 2022

By La Redazione|26 Settembre 2022|Senza categoria|0 comments

GUSTAV MAHLER

Sinfonia n. 9 in re maggiore

direttore Philipp Von Steinaecker

Mahler Academy Orchestra

 

Originalklang-Project Strumenti originali Centro Culturale Euregio Dobbiaco GUSTAV MAHLER Kaliště, 1860 – Vienna, 1911

 

Teatro Comunale di Ferrara, 10 settembre 2022


L’Associazione Ferrara Musica ha inaugurato la stagione concertistica 2022/2023 portando sul palco del Teatro Abbado di Ferrara la Mahler Academy Orchestra. Sotto la capace direzione di Philipp von Steinaecker, l’orchestra ha eseguito la Sinfonia n°9 di Gustav Mahler adoperando gli strumenti del primo Novecento per i quali è stata composta la sinfonia stessa. Un approccio filologico, quello della Mahler Academy Orchestra, che ha certamente reso suggestivo ed accattivante l’ascolto da parte di un pubblico uscito oltremodo soddisfatto dal teatro. La scelta di un’esecuzione quanto più fedele alla prima del 1912, soprattutto in termini acustici, offre sicuramente un’esperienza unica nella quale lo spettatore ha modo di vestire i panni dello spettatore dell’epoca. D’altra parte tale approccio presenta certamente delle difficoltà oggettive manifestatesi non solo in alcune sbavature ma nella frequente accordatura degli strumenti nel corso della serata.

Diplomatosi al Conservatorio di Vienna in soli tre anni (nel 1878), Gustav Mahler ottiene numerosi consensi come direttore d’orchestra. All’apice della sua carriera, sul declinarsi del XIX secolo, riceverà l’incarico di direttore presso la Imperial Regia Opera di Corte viennese (oggi Wiener Staatsoper). Se come direttore in vita venne ampiamente apprezzato, tanto da divenire persino direttore musicale della New York Philharmonic, come compositore in vita non ricevette i dovuti apprezzamenti; le sue stesure erano infatti concentrate nei periodi di ritiro durante i quali era libero dagli impegni lavorativi che gravavano per tre quarti dell’anno. Mahler fu per questo un autore poco prolifico dal punto di vista quantitativo; una mancanza che ha saputo ben colmare con ammirevole creatività. All’interno delle sue dieci sinfonie (tra le quali l’ultima rimasta incompleta a causa della prematura morte dell’autore) Mahler ebbe l’intuizione di intrecciare la partitura orchestrale con lied all’interno delle partiture orchestrali. Canzoni, marce e valzer, da intendersi come elementi della vita quotidiana del tempo, si avvicinano dunque alla magnificenza più astratta rappresentata dall’esecuzione orchestrale. Una soluzione questa che dipinge il quadro di un mondo sempre più complesso come quello del primo Novecento; un mondo che già caricava le armi apprestandosi al primo conflitto mondiale che se anche Mahler non ebbe modo di vedere (poiché morì nel 1911) probabilmente intravide nelle tensioni globali già palpabili quand’era ancora in vita.

Se all’epoca la figura del Mahler compositore fu sottovalutata dal grande pubblico lo stesso non si può dire per alcuni circoli più ristretti di intellettuali. Nel contesto della Vienna imperiale a cavallo tra i due secoli Mahler divenne l’eroe dei cosiddetti secessionisti viennesi. Il suo volto venne infatti adottato da Gustav Klimt per raffigurare il protagonista del suo Fregio di Beethoven: uno dei dipinti più celebri del pittore all’interno del quale l’eroe è la personificazione dell’artista che lottando contro le forze ostili arriverà ad affermare il regno dell’arte con il suo abbraccio alla Poesia.

Tra il 1909 e il 1910 Mahler termina l’ultima delle sue sinfonie complete (come già detto, la decima rimarrà inconclusa) nella quale il compositore rinuncerà alla partitura canora concentrandosi su quella orchestrale. Conscio dei gravi problemi di salute che lo affliggevano, Mahler era ossessionato dalla caducità della vita umana e della sua in particolare. Il compositore boemo fu tutt’altro che un fervente religioso: nato da una famiglia ebraica si convertì senza grandi remore al cattolicesimo per accedere alla carica di direttore dell’attuale Wiener Staatsoper (carica naturalmente inaccessibile per un ebreo della Vienna imperiale) e anche da novello cristiano accettò i sacramenti più per necessità che per fede. Quello di Mahler non fu il timore di un giudizio divino al termine della sua vita terrena ma il timore dell’oblio dei sensi in primis e il timore di non riuscire a dare un senso alla propria esistenza. Una prospettiva materialista assai moderna che ha saputo calare nella sua angosciante nona.

Matteo Cucchi

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