FERRARA: Alexander Romanovsky, 10 gennaio 2023

By La Redazione|23 Gennaio 2023|Senza categoria|0 comments

ALEXANDER ROMANOVSKY

(Concerto pianoforte)

Ludwig van Beethoven

Sonata n. 30 in mi maggiore; op. 109

Sonata n. 21 in do maggiore; op. 53, Waldstein

Sergei Rachmaninov

Variazioni su un Tema di Corelli (La Folia), op. 42

Études-Tableaux, op. 39


La stagione concertistica organizzata dall’Associazione Ferrara Musica arriva al quindicesimo appuntamento del suo cartellone portando sul palco del Teatro Comunale di Ferrara Alexander Romanovsky. Un programma di ampio respiro che dai primi decenni dell’Ottocento viennese con Beethoven ci porta fino agli anni della Grande Guerra, in Russia, con Rachmaninov. Quattro opere suonate al pianoforte magistralmente eseguite da un Romanovsky che è riuscito a ipnotizzare il pubblico con la sua tecnica; raccogliendo così spassionati e meritati applausi da un auditorio oltremodo entusiasta. Entusiasta era di sicuro anche il pianista di origini ucraine che non si è voluto fermare neppure alla riaccensione delle luci in sala regalandosi al pubblico per quattro esecuzioni fuori programma.

La serata si è aperta con la Sonata n.30 (op. 109), composta da Beethoven tra il 1819 e il 1820. Un balzo indietro di oltre quindici anni per arrivare al 1803-1804; anni di composizione della Sonata n.21 (Op.53) dedicata al conte Waldstein, suo celebre mecenate.

Dopo una breve pausa Romanovsky torna al suo pianoforte questa volta con la musica del compositore russo Sergei Rachmaninov. Lo spettacolo riprende dunque con le Variazioni su un tema di Corelli a cui Rachmaninov lavorò nel 1931. Il suo lavoro venne eseguito per la prima volta nello stesso anno a Montréal, in Canada. In merito alle variazioni Rachmaninov scrisse, circa due mesi dopo, una lettera a Nikolaj Metner che ben denota la difficoltà della composizione:

«Ho suonato le Variazioni circa quindici volte, ma di queste quindici esecuzioni solo una è stata buona. Le altre erano sciatte. Non riesco a suonare le mie stesse composizioni! Ed è così seccante! Non una volta le ho suonate tutte assieme. Mi facevo guidare dal tossire tra il pubblico. Ogni volta che i colpi di tosse sarebbero aumentati, avrei saltato la variazione successiva. Quanto il pubblico non tossiva le suonavo secondo il loro ordine. In un concerto, non ricordo dove – una piccola cittadina – i colpi di tosse erano così violenti che ho eseguito solo 10 variazioni su 20. Il mio record è stato a New York, dove ho suonato 18 variazioni. Comunque, spero che tu le suonerai tutte, e non “tossirai”.»

Per chiudere il programma, ma non la serata, Romanovsky propone l’op. 39 di Rachmaninov, soprannominata Études-Tableaux. Di nuovo un passo indietro di tre lustri per arrivare al biennio 1916-1917; anni di grande fermento e sconvolgimento in un continente devastato da una guerra senza precedenti. Sono però anche gli anni di grandi nomi tanto della scienza quanto dell’arte. Un contesto assai complesso anche in una Russia che si preparava ad una rivoluzione che, dopo una breve parentesi di circa cinque anni, avrebbe portato alla creazione dell’Unione Sovietica. Su questo sfondo Rachmaninov compone la sua seconda raccolta di studi per pianoforte.

Matteo Cucchi

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