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{"id":179,"date":"2017-04-21T14:06:08","date_gmt":"2017-04-21T12:06:08","guid":{"rendered":"http:\/\/classica.iteatridellest.com\/?p=179"},"modified":"2017-04-21T14:06:08","modified_gmt":"2017-04-21T12:06:08","slug":"duomo-di-orvieto-zubin-mehta-e-la-nona-sinfonia-di-bruckner","status":"publish","type":"post","link":"http:\/\/classica.iteatridellest.com\/2017\/04\/21\/duomo-di-orvieto-zubin-mehta-e-la-nona-sinfonia-di-bruckner\/","title":{"rendered":"DUOMO DI ORVIETO: Zubin Mehta e la Nona sinfonia di Bruckner"},"content":{"rendered":"<p><strong>Den Lieben Gott<\/strong><\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">11 aprile 2017, in quello che probabilmente \u00e8 il pi\u00f9 bell\u2019esempio di architettura gotica: il Duomo di Orvieto, costruito nel 1290 come collocazione al Corporale del Miracolo di Bolsena. Qui \u2028<em>i Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino <\/em>e il M\u00b0 Zubin Mehta hanno proposto un omaggio a \u201cDen Lieben Gott\u201d : la nona sinfonia di Anton Bruckner.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\"><img loading=\"lazy\" decoding=\"async\" class=\"size-medium wp-image-181 alignleft\" src=\"http:\/\/classica.iteatridellest.com\/wp-content\/uploads\/2017\/04\/orvieto-duomo-di-orvieto-300x198.jpg\" alt=\"\" width=\"300\" height=\"198\" srcset=\"http:\/\/classica.iteatridellest.com\/wp-content\/uploads\/2017\/04\/orvieto-duomo-di-orvieto-300x198.jpg 300w, http:\/\/classica.iteatridellest.com\/wp-content\/uploads\/2017\/04\/orvieto-duomo-di-orvieto-768x507.jpg 768w, http:\/\/classica.iteatridellest.com\/wp-content\/uploads\/2017\/04\/orvieto-duomo-di-orvieto-800x528.jpg 800w, http:\/\/classica.iteatridellest.com\/wp-content\/uploads\/2017\/04\/orvieto-duomo-di-orvieto.jpg 950w\" sizes=\"(max-width: 300px) 100vw, 300px\" \/>Non sar\u00f2 a parlarvi di quanto gi\u00e0 ampiamente riportato dall\u2019informazione locale e nazionale, RAI 1 compresa, e di tutto quello che si pu\u00f2 gi\u00e0 trovare nella steppa infinita della rete riguardo il concerto. Vorrei invece dedicare questo spazio per parlare di Bruckner e della sua nona sinfonia.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Titolo mai scritto da Bruckner, ma soltanto pronunciato verbalmente con la promessa che l\u2019avrebbe intitolata come nona sinfonia soltanto dopo aver portato a termine la partitura cosa che non si \u00e8 avverata. Il numero 9, ha avuto un\u2019impronta mistica (quasi terrorizzante) sui compositori, basti citare alcuni nomi: come\u00a0 Beethoven con nove sinfonie, Schubert sempre nove, Dvorak che ha finito pi\u00f9 o meno nello stesso periodo di Bruckner con questo mistico \u201cnove\u201d, poi Mahler\u2026, e non mi crederete, ma ce ne furono anche altri!<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">L\u2019incubo primario era pi\u00f9 o meno questo: \u201cdopo la nona muoio!\u201d. Incubo che cresceva man mano che i compositori si avvicinavano al comporre la nona sinfonia, sino a divenire vero e proprio terrore di non riuscire a finire. Proprio questo capit\u00f2 a Bruckner, nonostante inizi\u00f2 a comporre la nona nel lontano 12 settembre 1887 a 63 anni e nel pieno delle forze, oramai famosissimo e riconosciuto come il successore dell\u2019inclinazione \u201cWagneriana\u201d.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">\u00a0Va poi riconosciuto un fatto storico, quello dell\u2019antagonismo. Motivo per cui si vanno formando schieramenti per l\u2019uno o per l\u2019altro. In quel periodo in Italia c\u2019erano i sostenitori di Verdi e del suo antagonista Wagner, e cos\u00ec in Austria, i musicisti austriaci hanno creato i loro \u201cantonimi\u201d Wagneriani e Brahmsiani! Cosi \u00e8 che i Wagneriani riconoscendo in Bruckner il successore del Grande Maestro \u00a0si scagliarono con tutte le forze contro\u00a0 il povero Brahms.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">\u00a0Per dire la verit\u00e0 gli stessi patriarchi non erano tanto lontani dalle tendenze dei rispettivi sostenitori, ignorandosi e disprezzandosi a vicenda. Basti raccontare una vicenda, diventata aneddoto, di quando Bruckner e Brahms si trovarono uno davanti all\u2019altro ad una cena al ristorante \u201cZum Rothen Igel\u201d. \u00a0Dopo una lunga e pesante pausa di silenzio piena di disprezzo, Brahms apr\u00ec il menu e disse con una voce forzata pi\u00f9 o meno queste parole: \u201callora, vediamo cosa ci propongono: ah, w\u00fcrstel e brezzel!\u201d, e Bruckner rispose: \u201cSi, Herr Doktor, su questo argomento ci capiamo a vicenda\u201d\u2028.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Arriviamo quindi alla personalit\u00e0 di Anton Bruckner.\u2028 A dodici anni, dopo la morte del padre, fu affidato insieme con suo fratello alle cure di un monastero nel sud dell\u2019Austria, al quale rimase legato spiritualmente per tutta la vita, mantenendo l\u2019abitudine di riportare per iscritto quali preghiere e in che quantit\u00e0 le aveva recitato ogni giorno, in un preciso ordine che se scrupolosamente osservato avrebbe liberato la sua anima dai peccati. Credente sino a sfiorare il fanatismo, visse secondo i dogmi della chiesa. Incredibile, ma persever\u00f2 nella ricerca di una moglie fino a settant\u2019anni osservando un preciso rituale secondo il quale un ragazzo e una ragazza, possibile fidanzata (rigorosamente 16-18enne), non potevano mai incontrarsi in una stanza da soli, ragion per cui si present\u00f2 sempre accompagnato da una donna di servizio. Inutile dire che se anche avesse vissuto in eterno sarebbe rimasto scapolo!<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Si aggiunga che non appena sentiva il campanile annunciare la Santa Messa interrompeva immediatamente la lezione e costringeva i suoi allievi a partecipare ad una preghiera ad alta voce, intensa, quasi fanatica con una richiesta al Padre Eterno di dargli la possibilit\u00e0 di finire la 9 sinfonia. Nonostante ci\u00f2 in nove anni non riusc\u00ec a finirla anche se scrisse le prime tre parti in circa tre anni, altri quattro anni non bastarono per la quarta. Cosciente del rischio di non riuscire a terminare ripeteva che nel caso si sarebbe potuto usare il suo Te Deum come finale, cosa che collimava perfettamente con la terza parte, l\u2019 \u201caddio alla vita\u201d, ma non musicalmente (tonalit\u00e0, scrittura etc.). Un finale che in effetti viene usato raramente.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Noi conosciamo 4 edizioni della sinfonia: la prima risale al 1903 di Ferdinand Loewe (uno dei due \u00a0responsabili per il testamento del Maestro secondo il quale tutto materiale musicale dopo la morte avrebbe dovuto andare alla biblioteca) non autorizzata. Poi ce ne sono altre tre: Orel (1932), Nowak (1951) correzione di Orel, Cohrs (2000) correzione degli errori di stampa dei due precedenti, ma nessuna delle quattro comprende la finale. E chi sa, considerando il fatto che tra gli appunti di Bruckner si trovava un\u2019idea di unire in finale tutti i temi della sinfonia in verticale come una Torre di Babele, e sapendo come \u00e8 finita la torre.., sarebbe stato meglio rimanere con la terza parte come finale, l\u2019 \u201cAddio alla Vita\u201d, anche in virt\u00f9 del fatidico numero 9.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Arriviamo a parlare dell\u2019evento. Per quel che concerne L\u2019Orchestra, posso soltanto confermare che \u00e8 un ottimo strumento! Intensit\u00e0 e bellezza del suono degli archi, specialmente dei primi, ricordava a volte la vecchia Wiener, intensi ma non schiaccianti. I legni sono ottimi solisti, le cui capacit\u00e0 li colloca al mio riguardo, tra i migliori d\u2019Italia. L\u2019ensemble degli ottoni era a dovere e naturalmente un grande inchino ai corni con il loro \u201cSi naturale\u201d pulito, immobile, quasi fisico nella percezione come un cordone che ti lega con l\u2019aldil\u00e0.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Il Maestro Zubin Mehta rimane sempre un Grande e con tutti gli attributi. Dirige tutto rigorosamente a memoria, avendo in testa non soltanto cosi detta la linea direttoriale, ma anche la parte maggiore della fattura orchestrale. Il suo gesto \u00e8 preciso e semplice da interpretare. Oggi il Maestro Mehta rimane tra i pochissimi nel mondo a portare ancora l\u2019arte della direzione con la testa alta!<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">L\u2019acustica del Duomo \u00e8 ottima per questo tipo di strumentazione, anche se bisogna riconoscere che nelle chiese Gotiche l\u2019unico strumento che funzioni sempre perfettamente, mai troppo e mai poco, \u00e8 l\u2019organo, la scrittura della 9 sinfonia si adatta in modo esemplare alle caratteristiche dell\u2019architettura del Duomo di Orvieto. Mai fastidiosa all\u2019orecchio, mai sporcata da un riverbero eccessivo. Dalla quinta fila l\u2019equilibrio tra il suono e la sala era perfetto. Purtroppo riascoltando la trasmissione del Venerd\u00ec Santo ho percepito qualche sterilizzazione della sonorit\u00e0 da parte dei tecnici della RAI. Peccato, perch\u00e9 bisogna sapere che il concerto \u00e8 soprattutto \u201cqualit\u00e0 del suono\u201d, e viene regolato dal Direttore e auto regolato dall\u2019Orchestra stessa. Il suono orchestrale \u00e8 come l\u2019insieme dei colori nell&#8217;impressionismo, a volte basta un filtro (la polvere per esempio) e si perde tanto.<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Comunque sia, \u00e8 un altro esempio di come per capire veramente a fondo l\u2019esecuzione orchestrale bisogna essere presenti fisicamente in sala!<\/p>\n<p style=\"text-align: justify;\">Esito: estremamente positivo!<\/p>\n<p style=\"text-align: right;\">Niko<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"<p>Den Lieben Gott 11 aprile 2017, in quello che probabilmente \u00e8 il pi\u00f9 bell\u2019esempio di architettura gotica: il Duomo di Orvieto, costruito nel 1290 come collocazione al Corporale del Miracolo di Bolsena. Qui \u2028i Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino e il M\u00b0 Zubin Mehta hanno proposto un omaggio a \u201cDen Lieben Gott\u201d : la nona sinfonia di Anton Bruckner. 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