Lang Lang alla Scala – a cura di Nicola Salmoiraghi, 3 dicembre 2021

By La Redazione|4 Dicembre 2021|Senza categoria|0 comments

Teatro alla Scala, 3 dicembre 2021


Un successo a dir poco trionfale a Teatro gremito in ogni ordine di posti, ha accolto il recital pianistico di Lang Lang alla Scala. Il pianista cinese è uno dei più incredibili talenti musicali dei nostri tempi, anche se a molti dispiace per un suo marcato istrionismo nel porgersi e per una supposta superficialità nell’interpretazione. Molto, a mio avviso, nasce da preconcetti. Innanzitutto, in questo frangente, il lato se vogliamo “esibizionistico” era molto controllato, poi l’esecuzione era tutt’altro che esteriore o epidermica.

Lang Lang – photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Per iniziare Lang Lang ha proposto Arabeske di Schumann, brano del 1838 a schema di rondò, elegante, dalle sfumature pastellate, dove il cesello del ricamo dà la mano alla delicatezza del cantabile; Lang Lang ne ha dato un’interpretazione aerea, dolcissima e colloquiale, di rarefatto, segreto intimismo, in più di un momento toccante.

Ma tutti aspettavano le bachiane Variazioni Goldberg, monumentale, inventiva e sperimentale opera del compositore tedesco, tesa a sviscerare tutte le possibilità della musica per clavicembalo, pubblicate nel 1742. Trasportarle per pianoforte è una sorta di tradimento? Può essere, ma come tutti i tradimenti, affascina e conquista.

Le 30 variazioni su un Aria hanno avuto in Lang Lang un esecutore prodigioso per capacità tecnica e capacità di far scaturire dalla tastiera magie sonore; la stregonesca leggerezza con lui il pianista incrocia le mani ricamando, sbalzando, incidendo, scolpendo il flusso sonoro di Bach, sia nei momenti di più agitata vitalità che in quelli di sussurrato lirismo, fanno parte di un disegno interpretativo teso certamente a valorizzare il complesso intreccio strutturale dell’opera ma anche lo scavo di un’intelligenza musicale suprema che parla all’anima di ciascuno di noi. Bach, in questo straordinaria cattedrale di musica, racconta dell’inarrestabile scorrere della vita che gira intorno a sé stessa, tornando sempre allo stesso punto, attraverso vie differenti, dissimili ma in fondo uguali. La circolarità del destino del nostro essere umani. Lang Lang ci ha raccontato questo con profonda, umana partecipazione; la stupefacente bellezza e pulizia del suono, l’abilità tecnica, erano indissolubilmente unite alla “verità” della scrittura, quell’ineffabile attimo, insomma, che ci svela alla musica e fa sì che la musica ci guardi dritta negli occhi, riconoscendoci per ciò che siamo, Un’ora e quaranta di grandissima esecuzione che è stato anche un viaggio di scoperta interiore. Memorabile.

Lang Lang – photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Come bis una personale e fascinosa parafrasi del coro “Là sui monti dell’Est” dalla pucciniana Turandot, con un virtuosismo nelle riprese e variazioni da suscitare la sensazione di una vera e propria orchestra, e una insolita, nostalgica, dolente versione della beethoveniana Per Elisa.

Entusiasmo alle stelle per Lang Lang e per una grande serata di musica, in cui l’esteriorità non era proprio di casa,

Nicola Salmoiraghi

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